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La doppia faccia del nuovo Decreto tabacchi: temuta escalation di prezzi per il fumo elettronico

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Il nuovo decreto tabacchi sembra foriero di buone notizie, ma in realtà nasconde, e in maniera subdola, l’ennesima pugnalata al settore delle sigarette elettroniche facendo solo gli interessi delle multinazionali di tabacco. Ecco, in sintesi, il contenuto della nuova proposta di legge del Ministero dell’Economia e delle Finanze sulla tassazione dei tabacchi e che ignora le esperienze degli 800 mila consumatori italiani che hanno scelto la strada del vapagismo per chiudere con il tabacco.
La nuova proposta, infatti, è improntata a regolamentare il tabacco non combustibile e gli altri prodotti contenenti nicotina in modo diverso dalle sigarette convenzionali tenendo conto del loro profilo a basso rischio. Questo consentirebbe inoltre di pubblicizzare liberamente i prodotti “da inalazione” (per intenderci, sigarette elettroniche e i nuovi prodotti a tabacco riscaldato) e ne eliminerebbe il divieto di uso nei luoghi pubblici.  Ma non è tutto oro quello che luccica. Il decreto, infatti, rischia di far lievitare considerevolmente i prezzi del vapore elettronico, rendendolo nettamente meno competitivo nei confronti del fumo di tabacco.Se la bozza di legge, da una parte, propone per tutti i nuovi prodotti da inalazione una tassazione ridotta al 60% delle accise per i tabacchi lavorati, dall’altra crea una netta disparità fiscale per i prodotti da inalazione a base di liquido. La proposta infatti equipara arbitrariamente 10 ml di liquido a 80 sigarette convenzionali, e dato che su 80 sigarette l’accisa è pari a 10,65 €, ne consegue che su una confezione di liquido elettronico da 10 ml graverebbe una tassa di 6,39 €. Per effetto di questa tassa il prezzo al pubblico come minimo raddoppia. E non finisce qui. Le negoziazioni sono ancora in corso e alcune voci sostengono che un’altra equiparazione, altrettanto arbitraria e altrettanto bizzarra, potrebbe essere adottata, stavolta rifacendosi al numero di “boccate”. Se, come sostengono i Monopoli di Stato, a 1 ml di liquido elettronico corrispondono 300 svapate, e ad una “bionda” 10 boccate, l’equivalenza determinerebbe una tassa di 2,41 € per singolo ml. Il che significa che su una confezione di liquido da 10 ml potrebbe pesare una tassa di 24,10 €. Dalla padella alla brace!

La proposta di legge prevede inoltre la regolamentazione di una nuova tipologia di prodotto di imminente commercializzazione in Italia, la sigaretta che scalda il tabacco e non brucia (i.e. “Heat no Burn”) ideata dalla Phillip Morris International. Il produttore di questa nuova tipologia assicura una riduzione complessiva del rischio tossicologico che si attesta tra il 70 e il 90%. Maggiori informazioni sui prodotti Heat no Burn (HnB) sono state diffuse oggi sul quotidiano Avvenire in una intervista rilasciata dal Prof. Polosa.

Commentando la proposta, il Prof. Riccardo Polosa, professore di Medicina Interna e Direttore del Centro per la prevenzione e Cura al Tabagismo dell’Università degli Studi di Catania, oltre che consulente scientifico LIAF, ha detto: “Prodotti da fumo riclassificati come prodotti per inalazione? Tutto questo è ridicolo. Oltre che dalla combustione, fumo viene generato anche da fenomeni chimici non combustibili. Ma il vero problema non è questo – ha aggiunto Polosa – La distinzione tra prodotti a base di tabacco (combustibile, riscaldabile, masticabile, da sciogliere in bocca) e prodotti che non contengono assolutamente tabacco (come le e-cig attualmente in commercio) è l’unica che comprendo e dovrebbe essere alla base di una tassazione razionale!”.

Anche Massimiliano Mancini, presidente di Anafe – Confindustria, l’associazione di categoria dei  produttori di sigarette elettroniche, e Massimiliano Federici, presidente di Fiesel – Confesercenti, l’associazione dei rivenditori di sigarette elettroniche, hanno criticato la proposta. Entrambi sono preoccupati per la mancanza di trasparenza nel processo svolto per l’adozione del presente decreto e per il comportamento non responsabile che pervade la burocrazia italiana.

È lecito chiedersi come mai la bozza di decreto tende a favorire un prodotto contenente tabacco nei confronti di un altro (ovvero la sigaretta elettronica) che non solo non ne contiene, ma rappresenta uno strumento potenziale di salute pubblica.

La LIAF un’opinione ce l’ha. Un recente studio del Centro Studi Casmef dell’Università Luiss Guido Carli di Roma, che prende in esame i possibili effetti delle varie ipotesi di revisione dell’accisa sul tabacco, dimostra che all’aumentare delle accise sulle sigarette convenzionali non si è registrato l’atteso aumento delle entrate per l’erario, ma solo un’importante crescita dei “mercati paralleli” (ovvero mercato nero del tabacco di contrabbando). Lo studio conclude che qualsiasi scenario ipotizzato ha sempre e comunque un impatto negativo per l’erario nel triennio 2013-2015. Questo a dimostrazione del fatto che lo Stato italiano rimane in grave difficoltà finanziaria e non sa come fronteggiare le perdite derivanti dal calo delle vendite di sigarette convenzionali. La soluzione sarebbe stata quella di tassare anche le sigarette elettroniche, ma non ha funzionato per via del crollo del settore ancora poco maturo. Gli aspri scontri con il settore dello svapo ne sono un riflesso evidente.

La sigaretta che scalda il tabacco e non brucia rappresenta una soluzione al problema erariale. E non solo. La Philip Morris sta investendo 500 milioni di euro in Italia e darà lavoro a 600 persone. E si aggiudica un posto importante al tavolo negoziale. Heat no burn: riscalda ma non brucia, e il gioco è fatto. Il fumatore italiano medio tornerà a consumare tabacco ovunque, rasserenato dal rischio ridotto promesso dalla nuova tecnologia, e le tasche dello Stato torneranno a riempirsi grazie alle accise sul tabacco che graveranno sulla sigaretta a tabacco riscaldato, la quale usufruirà però di tutti gli effetti positivi derivanti dalla mancata applicazione dei divieti previsti per le sigarette tradizionali. Insomma ci guadagnano tutti, lo Stato, la Philip Morris, le aziende che investiranno nei nuovi prodotti HnB. E i fumatori che vogliono smettere? Per questo bisognerà attendere.

Interpretazioni distorte dei dati scientifici sull’uso delle sigarette elettroniche tra adolescenti: la denuncia degli esperti

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Secondo due noti ricercatori statunitensi, i Dott.ri Dutra e Glantz del Center for Tabacco Research and Education dell’Università di San Francisco in California, i risultati di una ricerca su un campione di adolescenti intervistati nel periodo tra il 2011 e il 2012, pubblicati sulla prestigiosa rivista Journal of American Medical Association Pediatrics (JAMA Pediatrics), indicano che le sigarette elettroniche invece di scoraggiare possono incitare al tabagismo nei giovani.

Il problema è che non solo le loro conclusioni non sono avvalorate dai dati del sondaggio, ma vanno in direzione diametralmente opposta. A smascherare questa ennesima “truffa” scientifica, i due ricercatori più produttivi e autorevoli del panorama scientifico internazionale sulle sigarette elettroniche, Riccardo Polosa, professore ordinario di Medicina Interna all’Università di Catania, e Konstantinos Farsalinos, cardiologo alla Onassis Cardiac Surgery Center di Atene.

Polosa e Farsalinos, in una lettera scientifica pubblicata oggi su JAMA Pediatrics, fanno innanzitutto notare che si tratta di una indagine di tipo cross-sezionale e non prospettico e pertanto qualsiasi associazione osservata tra uso di sigaretta elettronica e maggiore propensione al tabagismo non implica necessariamente una causalità. Inoltre, l’indagine non tiene conto di alcune caratteristiche della popolazione che possono giocare un ruolo cruciale nel determinare un nesso di causalità. Sebbene gli autori abbiano riconosciuto questa limitazione nel testo, hanno poi finito per stilare una conclusione che induce il lettore a pensare che le sigarette elettroniche possono indurre gli adolescenti a prendere il vizio del fumo.

Polosa e Farsalinos smontano in modo elegante il ragionamento di Dutra e Glantz utilizzando la loro stessa banca dati. Nel 2011 il sondaggio includeva anche la domanda se i partecipanti avessero mai provato strumenti per smettere di fumare negli ultimi 12 mesi. Gli interventi per smettere sono stati distinti come farmacologici (ovvero, gomme alla nicotina, cerotti o qualsiasi altro farmaco antifumo) e non farmacologici (ovvero, programma antifumo in una scuola o in una comunità, programma antifumo via telefono o internet, assistenza da parte di familiari o amici, ipnosi, agopuntura, o la sola forza di volontà). E’ stata quindi analizzata la forza delle associazioni tra questi interventi e l’abitudine di fumare, il non fumare, la frequenza d’uso delle sigarette negli ultimi 30 giorni e il numero complessivo di sigarette in coloro che le fumavano. Utilizzando la stessa analisi statistica di Dutra e Glantz (ovvero, una regressione logistica), Polosa e Farsalinos hanno dimostrato come gli interventi per smettere (sia di tipo farmacologico che di tipo non farmacologico) risultassero significativamente e fortemente associati alla propensione di essere tabagisti, alla maggiore frequenza e consumo complessivo di sigarette convenzionali, e alla minore probabilità di rimanere non fumatori.

Nonostante questi risultati, sarebbe inopportuno (oltre che imbarazzante) concludere che il ricorso a strumenti per smettere di fumare invece di scoraggiare possono incitare al tabagismo nei giovani. Questo è esattamente ciò che Dutra e Glantz hanno fatto nel loro articolo, criminalizzando così le sigarette elettroniche. La loro conclusione, secondo cui gli adolescenti che sperimentano sigarette elettroniche passano al fumo di sigaretta, non sta né in cielo né in terra ed è in contrasto con le più elementari regole interpretative di studi scientifici di questo genere. Non solo, le loro conclusioni sono in netto contrasto con i dati della letteratura scientifica e con i sondaggi LIAF condotti nelle scuole siciliane:

E’ scandaloso che esperti in materia di biostatistica possano aver travisato in modo così clamoroso i risultati di questa ricerca. Ma ancor più preoccupante il ruolo giocato da JAMA Pediatrics in tutta questa vicenda; come è possibile che una rivista scientifica del calibro di JAMA Pediatrics possa aver approvato la pubblicazione di questo studio? L’unica spiegazione che possiamo dare è che le conclusioni distorte degli autori sposavano in pieno le posizioni ideologiche anti-sigaretta elettronica degli editori della rivista.

Purtroppo questa incomprensibile presa di posizione non riguarda solo JAMA, ma ampie frange della comunità medico-scientifica internazionale.

“Noi scienziati dobbiamo essere cauti con le affermazioni sulle sigarette elettroniche, e non possiamo permettere che si diffondano argomentazioni confuse e fuorvianti per disinformare la società e le autorità di regolamentazione –  ha detto Farsalinos – È stata una chiara violazione del corretto svolgimento di un procedimento scientifico, e ci siamo sentiti obbligati a rispondere”.

“La scienza deve servire la verità, non gli interessi e le ideologie – ha commentato Polosa – È facile fare allarmismo ingannando chi non ha conoscenze adeguate per valutare le informazioni in modo critico, e trovo che sia molto disonesto che eminenti scienziati abusino della loro posizione e della loro conoscenza per disorientare cittadini, giornalisti e governi”.

La lettera di risposta di Farsalinos e Polosa è disponibile qui:

Allenati che ti passa!

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L’attività fisica è utile per combattere la depressione e aiuta a smettere di fumare. E’ il risultato di uno studio scientifico condotto dai ricercatori dell’ Université de Montpellier.
Ề noto che i fumatori che presentano sintomi depressivi hanno un bisogno di fumare doppio rispetto agli altri fumatori. Un recente studio dell’Università francese evidenzia come l’attività fisica possa essere un aiuto tutto naturale per raggiungere il doppio obiettivo di smettere di fumare e combattere i sintomi depressivi.
Negli Stati Uniti l’abitudine al fumo è in declino, ma la depressione, tuttavia, è in continua salita. La tutela della salute psichica è da tempo riconosciuta come componente fondamentale della stato di salute generale di una persona e la relazione tra salute psichica e salute fisica è sicuramente un tema assai complesso.
Lo studio di Bernard dell’Università di Montpellier rileva il modo in cui la salute fisica può essere correlata alla sofferenza psichica, come quella che avverte chi soffre di sintomi depressivi. “La nostra speranza è che questo studio sensibilizzi ricercatori e clinici sul ruolo promettente dell’attività fisica come elemento di cura per la depressione e la dipendenza da sigaretta ” – ha affermato l’autore principale.
Bernard ed i suoi colleghi hanno seguito un gruppo di partecipanti per 18 mesi così da far completare, ad alcuni, un piano di allenamento di base che comprendeva attività semplici come lunghe passeggiate. Quelli che si erano esercitati avevano molta più probabilità di smettere alla fine dei 18 mesi ed esibivano inoltre una riduzione dei sintomi astinenziali post allenamento.
Il team di ricerca non ha studiato la neurotrasmissione dei partecipanti allo studio, ma la scienza ha già dimostrato più e più volte che l’attività fisica consente il rilascio di una molteplicità di sostanze chimiche nel cervello che favoriscono lo star bene quali ad esempio le endorfine. Anche se l’attività fisica comporta uno sforzo, l’allenamento procura nei soggetti alti livelli di entusiasmo. L’attività fisica aiuta anche a promuovere la creatività e a preservare la salute degli organi in età avanzata.
Nel 2010 gli americani hanno speso più di 11 miliardi dollari per l’acquisto di antidepressivi. Mentre questi farmaci aiutano a contenere i sintomi, non sempre risolvono la causa principale della depressione di una persona. “Purtroppo, afferma il coautore dello studio, il Prof. Grégory Moullec della Concordia University, l’evidenza non è ancora abbastanza forte per convincere i governi ad investire di più in cure comportamentali piuttosto che su campagne a favore dei farmaci”. Si tratterebbe di una politica sanitaria diversa che ancora in pochi hanno il coraggio di seguire. Infatti, continua lo studioso canadese: “C’è ancora scetticismo circa gli effetti dell’attività fisica rispetto alle strategie farmacologiche. Ma se continuiamo a condurre studi ambiziosi, utilizzando una metodologia di alto livello, riusciremo a sapere quali interventi siano più efficaci degli altri. La ricerca è ciò che condurrà alla verità”.
Fonte: Bernard P, Ninot G, Moullec G, et al. Smoking Cessation, Depression, and Exercise: Empirical Evidence, Clinical Needs, and Mechanisms. Nicotine and Tobacco Research. 2013.

E-cig – Polosa, Tirelli e Veronesi: “Sono molto meno dannose delle sigarette tradizionali”

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 Globalmente 1,3 miliardi di persone fumano e l’Oms stima che nel 21° secolo vi saranno fino a un miliardo di morti premature legate al tabacco, tutte completamente prevenibili. Tale tributo di morte e malattie richiede che siamo implacabili nella nostra ricerca di tutti i possibili modi pratici ed etici per ridurre questo fardello.
Negli ultimi tre decenni la politica del controllo del tabacco ha divulgato con successo i danni associati al fumo, ha incoraggiato misure per ridurre il fumo e ha ridotto drasticamente il fumo in alcune parti del mondo soprattutto i paesi industrializzati (ma allo stesso tempo in molti paesi in via di sviluppo il fumo è ancora in aumento).
Ma nei paesi industrializzati molte persone continuano a fumare – quasi il 20% della popolazione adulta del Regno Unito, quasi il 30% in paesi come la Spagna, la Francia e l’Italia. La maggior parte dei fumatori vuole smettere di fumare, ma molti trovano difficile rinunciare alla nicotina, o semplicemente non vogliono. “Le sigarette elettroniche, che hanno la stessa gestualità delle sigarette convenzionali, possono avere successo nel liberarsi dalle sostanze cancerogene delle sigarette convenzionali che derivano dalla combustione di tabacco e carta, assenti nelle sigarette elettroniche”, riferiscono Riccardo Polosa, Professore di Medicina Interna dell’Università di Catania, Umberto Tirelli Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano e Umberto Veronesi Direttore Scientifico dell’IEO – Istituto Europeo di Oncologia di Milano. “C’è da rimanere sbigottiti – aggiungono – di fronte alle recenti dichiarazioni delle Società Scientifiche di area respiratoria. Come è possibile insistere nel sostenere che le e-cig siano dannose quando nei paesi in cui l’uso è molto diffuso, come in Gran Bretagna e Francia, si registrano importanti passi avanti intermini di migliorata salute pubblica?”.
“La prova che l’inalazione di aerosol di e-cig possa danneggiare i polmoni è inesistente – proseguono Polosa, Tirelli e Veronesi-. Piuttosto, sembra vero il contrario. Studi clinici e sondaggi di ricerca hanno dimostrato che i fumatori con malattie dell’apparato respiratorio (es. asma e BPCO) che sono passati all’uso regolare di e-cig ne hanno tratto un sostanziale beneficio, con miglioramenti in termini di sintomatologia respiratoria e funzione polmonare. Questo dato è importante dato che i pazienti con asma e BPCO – particolarmente vulnerabili alle sostanze irritanti a livello respiratorio – non lo sono per gli aerosol di e-cig”.
“Una riflessione va fatta: a differenza delle sigarette di tabacco commercializzate affinché un non fumatore diventi fumatore, le e-cig vengono vendute come alternative per tutti quei fumatori decisi ad affrancarsi dal fumo di tabacco. Che i non fumatori non rappresentano un target commerciale per questi prodotti è chiaramente dimostrato dai corposi dati epidemiologici statunitensi, anglosassoni e francesi. Pertanto, è improprio considerarle come una nuova minaccia per la salute pubblica. La gente ‘fuma per la nicotina, uno stupefacente tra i più difficili da liberarsi, ma muore a causa del fumo’, che deriva dalla combustione e dalle sostanze cancerogene, almeno 70, aspirate nei polmoni”, hanno dichiarato Umberto Tirelli e Umberto Veronesi.
Per contrastare alcuni interventi contro le sigarette elettroniche, 53 scienziati da tutto il mondo – tra i quali gli italiani Veronesi, Tirelli e Polosa – hanno scritto ai vertici dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per ricordare che parificare le molto meno rischiose e-cig alle sigarette convenzionali rischia di inviare un messaggio erroneo ai milioni di fumatori di sigarette elettroniche che hanno smesso di fumare o che continuano a fumare ma senza il contatto con le sostanze cancerogene alla base del tumore del polmone e di tante altre malattie oncologiche e non.
“Milioni di fumatori stanno scoprendo qualcosa che funziona e che può dare loro vantaggi immediati in termini di benessere e autostima, oltre che un significativo miglioramento a lungo termine della salute e delle aspettative di vita”, concludono i tre esperti.

E-cig – Polosa, Tirelli e Veronesi: “Sono molto meno dannose delle sigarette tradizionali”

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Come riportano gli esperti, studi clinici e sondaggi di ricerca hanno dimostrato che i fumatori con malattie dell’apparato respiratorio che sono passati all’uso regolare di e-cig ne hanno tratto un sostanziale beneficio. Per questo 53 scienziati di tutto il mondo hanno scritto all’Oms per ricordare che parificare le e-cig alle sigarette convenzionali rischia di inviare un messaggio erroneo ai fumatori.
Globalmente 1,3 miliardi di persone fumano e l’Oms stima che nel 21° secolo vi saranno fino a un miliardo di morti premature legate al tabacco, tutte completamente prevenibili. Tale tributo di morte e malattie richiede che siamo implacabili nella nostra ricerca di tutti i possibili modi pratici ed etici per ridurre questo fardello. Negli ultimi tre decenni la politica del controllo del tabacco ha divulgato con successo i danni associati al fumo, ha incoraggiato misure per ridurre il fumo e ha ridotto drasticamente il fumo in alcune parti del mondo – soprattutto i paesi industrializzati (ma allo stesso tempo in molti paesi in via di sviluppo il fumo è ancora in aumento).
Ma nei paesi industrializzati molte persone continuano a fumare – quasi il 20% della popolazione adulta del Regno Unito, quasi il 30% in paesi come la Spagna, la Francia e l’Italia. La maggior parte dei fumatori vuole smettere di fumare, ma molti trovano difficile rinunciare alla nicotina, o semplicemente non vogliono. “Le sigarette elettroniche, che hanno la stessa gestualità delle sigarette convenzionali, possono avere successo nel liberarsi dalle sostanze cancerogene delle sigarette convenzionali che derivano dalla combustione di tabacco e carta, assenti nelle sigarette elettroniche”, riferiscono Riccardo Polosa, Professore di Medicina Interna dell’Università di Catania, Umberto Tirelli Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano e Umberto Veronesi Direttore Scientifico dell’IEO – Istituto Europeo di Oncologia di Milano. “C’è da rimanere sbigottiti – aggiungono – di fronte alle recenti dichiarazioni delle Società Scientifiche di area respiratoria. Come è possibile insistere nel sostenere che le e-cig siano dannose quando nei paesi in cui l’uso è molto diffuso, come in Gran Bretagna e Francia, si registrano importanti passi avanti intermini di migliorata salute pubblica?”.
https://www.liafmagazine.it/page.php?id=209-le-societa-scientifiche-respiratorie-contro-le-e-cig-polosa-attacco-gratuito-accecati-da-un-costrutto-ideologico
“La prova che l’inalazione di aerosol di e-cig possa danneggiare i polmoni è inesistente – proseguono Polosa, Tirelli e Veronesi-. Piuttosto, sembra vero il contrario. Studi clinici e sondaggi di ricerca hanno dimostrato che i fumatori con malattie dell’apparato respiratorio (es. asma e BPCO) che sono passati all’uso regolare di e-cig ne hanno tratto un sostanziale beneficio, con miglioramenti in termini di sintomatologia respiratoria e funzione polmonare. Questo dato è importante dato che i pazienti con asma e BPCO – particolarmente vulnerabili alle sostanze irritanti a livello respiratorio – non lo sono per gli aerosol di e-cig”.
https://www.liafmagazine.it/page.php?id=193-e-cig-e-asma-migliori-condizioni-respiratorie-negli-asmatici-fumatori
“Una riflessione va fatta: a differenza delle sigarette di tabacco commercializzate affinché un non fumatore diventi fumatore, le e-cig vengono vendute come alternative per tutti quei fumatori decisi ad affrancarsi dal fumo di tabacco. Che i non fumatori non rappresentano un target commerciale per questi prodotti è chiaramente dimostrato dai corposi dati epidemiologici statunitensi, anglosassoni e francesi. Pertanto, è improprio considerarle come una nuova minaccia per la salute pubblica. La gente ‘fuma per la nicotina, uno stupefacente tra i più difficili da liberarsi, ma muore a causa del fumo’, che deriva dalla combustione e dalle sostanze cancerogene, almeno 70, aspirate nei polmoni”, hanno dichiarato Umberto Tirelli e Umberto Veronesi.
Per contrastare alcuni interventi contro le sigarette elettroniche, 53 scienziati da tutto il mondo – tra i quali gli italiani Veronesi, Tirelli e Polosa – hanno scritto ai vertici dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per ricordare che parificare le molto meno rischiose e-cig alle sigarette convenzionali rischia di inviare un messaggio erroneo ai milioni di fumatori di sigarette elettroniche che hanno smesso di fumare o che continuano a fumare ma senza il contatto con le sostanze cancerogene alla base del tumore del polmone e di tante altre malattie oncologiche e non.
https://www.liafmagazine.it/page.php?id=201-53-esperti-scrivono-all-oms-le-e-cig-aiutano-a-ridurre-i-danni-tra-loro-gli-italiani-polosa-tirelli-e-veronesi
“Milioni di fumatori stanno scoprendo qualcosa che funziona e che può dare loro vantaggi immediati in termini di benessere e autostima, oltre che un significativo miglioramento a lungo termine della salute e delle aspettative di vita”, concludono i tre esperti.
(Fonte: Quotidianosanità.it)

Le Societa’ scientifiche respiratorie contro le e-cig. Polosa: “Attacco gratuito. Accecati da un costrutto ideologico”

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Le Societa’ scientifiche respiratorie contro le e-cig. Polosa: “Attacco gratuito. Accecati da un costrutto ideologico”.
“Nonostante le evidenze dimostrano che svapare è molto più sicuro che fumare, che le sigarette elettroniche non contengono tabacco e non presentano i rischi della combustione, che milioni di fumatori nel mondo utilizzano con successo questi prodotti per smettere di fumare e che i sintomi respiratori di fumatori con malattie polmonari ostruttive che hanno adottato le sigarette elettroniche sono nettamente migliorati, le più note Società Scientifiche di Medicina Respiratoria (n.d.r. FIRS – Forum of International Respiratory Societies) si ostinano a sostenere che questi prodotti rappresentano un pericolo per la salute pubblica e che vadano addirittura banditi” è quanto dichiara la Prof.ssa Lidia Proietti, Presidente di LIAF, commentando il contenuto di un recente comunicato diffuso dal FIRS in relazione alle sigarette elettroniche.
Ma mentre queste Società Scientifiche si piccano di demonizzare la molto meno pericolosa sigaretta elettronica che non ha ucciso una sola persona, nessun cenno al fatto che le sigarette convenzionali rimangano largamente disponibili sul mercato anche se responsabili di milioni di morti. Viene da pensare ad un attacco gratuito che mira a confondere i professionisti della salute e i fumatori sugli effetti di un prodotto che ha tangibilmente dimostrato di essere un valido strumento di uscita dal tabagismo.
Ma per quale motivo queste Società Scientifiche, sfruttando la propria autorevolezza, insistono nel mantenere lo status quo di milioni di fumatori? I cinici potrebbero affermare che una situazione talmente “destabilizzante” per il mondo del tabacco potrebbe far perdere a questi medici un numero altissimo di pazienti affetti da malattie polmonari fumo-correlate e la loro naturale fonte di reddito. Ma forse la verità è che i referenti di queste istituzioni sono accecati da un costrutto puramente ideologico dove le evidenze scientifiche, seppur evidenti, non giocano alcun ruolo dato che non supportano la loro ideologia. La loro avversione per qualsiasi cosa che possa ricordare la sigaretta convenzionale è talmente accesa e sanguigna che si manifesta anche contro tutte le più convincenti e solide prove.
La polemica tra gli esperti di salute mondiale si è consumata anche in Italia tra le pagine del Corriere della Sera. “Le sigarette elettroniche, tanto di moda in questi anni, potrebbero essere molto meno innocue di quanto non si creda e forse non servono neanche a smettere di fumare” – scrive lo pneumologo Sergio Harari in un articolo pubblicato lo scorso 18 luglio 2014 nel quale egli stesso ha illustrato alcuni contenuti del documento FIRS e la proposta che la diffusione del fumo elettronico venga “vietata o limitata e, qualora concessa, regolata con le stesse norme utilizzate per la commercializzazione delle sigarette tradizionali”.
Affermazioni forti che hanno subito provocato la replica del prof. Riccardo Polosa, ordinario di Medicina interna, l’autore più produttivo e autorevole nel panorama scientifico internazionale nel settore e-cig:
https://www.liafmagazine.it/page.php?id=206-riccardo-polosa-lo-scienziato-che-ha-prodotto-piu-pubblicazioni-al-mondo-nel-campo-della-sigaretta-elettronica
Polosa ha risposto come sia: “ … evidente che chi ha scritto il comunicato sembra misconoscere il concetto di riduzione del danno da tabacco. La sigaretta elettronica è stata sempre promossa come prodotto sostitutivo del fumo. I dati raccolti negli ultimi cinque anni dimostrano come il vapore delle e-cig sia fino a 2000 volte meno tossico rispetto al fumo di tabacco, ed è scandaloso che società scientifiche blasonate facciano finta di dimenticarsene … Il vapagismo è una valida porta di uscita dal tabagismo. Negarlo, e in questo modo, fa male alle persone e alla credibilità della comunità scientifica”.
“Mi spiace dirlo, – ha continuato Polosa – ma questa ingerenza delle Società Medico-scientifiche nelle scelte e nei comportamenti dei fumatori non tiene in nessun conto l’umiltà e l’empatia, elementi distintivi di una professione medica improntata al principio del giuramento di Ippocrate”.
E’ possibile che milioni di fumatori stiano scoprendo qualcosa che funziona e che può dare loro vantaggi immediati in termini di benessere e autostima, oltre che un significativo miglioramento a lungo termine della salute e delle aspettative di vita. Il tono del documento FIRS e degli elementi più conservatori della comunità medica è che le opinioni e le esperienze degli utenti semplicemente non contano o sono aneddoti senza valore.
LIAF consiglia a tutti i medici che hanno assunto una visione sprezzante o semplicemente superficiale nei confronti di questi prodotti di leggere alcune delle numerose testimonianze esistenti e di ricordare a sé stessi il vero e più profondo significato della professione medica.

Rischio e-cig bassissimo. A dirlo è uno studio tossicologico che ha dimostrato la presenza di errori grossolani da parte dell’UE

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Errori matematici di base da parte dei funzionari dell’Unione Europea hanno portato a classificare il liquido delle sigarette elettroniche alla stregua di una sostanza altamente pericolosa come la stricnina e la formaldeide, quando invece il liquido risulta essere meno rischioso dei comuni detersivi.
A dirlo è un’analisi condotta dai tossicologi di Bibra Toxicology advice & consulting e commissionata da ECITA, l’associazione britannica che riunisce le industrie del settore e-cig.
Rivisto e approvato anche dal più famoso scienziato al mondo nel campo della nicotina, il prof. Riccardo Polosa, nonché dall’eminente tossicologo, prof. Bernd Meyer, e dal noto dott. Jacques Le Houezec, esperto di salute pubblica, il report tossicologico mostra come i funzionari europei abbiano erroneamente classificato i liquidi per sigarette elettroniche al pari di sostanze altamente velenose come la stricnina o altamente cancerogene come la formaldeide.
Applicando il Regolamento europeo CLP per la classificazione, imballaggio ed etichettatura di sostanze e miscele, l’UE ha fatto rientrare alcuni liquidi nella categoria 2 e altri nella categoria 3, imponendo l’uso di messaggi e pittogrammi di pericolo e di morte, quando invece la confezione dei liquidi per e-cig non richiederebbe nessun tipo di avviso formale di pericolo. Secondo i tossicologi, infatti, i liquidi con le più alte concentrazioni di nicotina dovrebbero essere classificati come categoria 4 – la stessa in cui rientrano i detersivi domestici –, e dunque le loro confezioni dovrebbero riportare solo un segnale di attenzione. Inoltre, la stragrande maggioranza dei liquidi in commercio, che hanno concentrazioni di nicotina al di sotto dei 25mg/ml o del 2,5%, non rientrano nemmeno nella categoria 4, per cui non richiedono alcun tipo di avvertimento.
Gli scienziati calcolano che più di 500 mg di nicotina sarebbero necessari per uccidere una persona. Sarebbe come bere più di due bottiglie di liquido da 10 ml contenenti una forte concentrazione del 2,5%. Poiché la nicotina è un potente emetico sarebbe molto difficile consumare una bottiglia senza vomitare.
ECITA ritiene che i rischi derivanti dall’ingestione accidentale di nicotina possono essere gestiti grazie all’utilizzo di tappi “a prova di bambino” e alla condivisione di forme di buon senso. L’associazione britannica invita inoltre tutti i suoi membri ad usare una chiara etichettatura sui prodotti che non lasci spazio a fraintendimenti.
“Si stima che oltre 29 milioni di cittadini europei svapano. Questo dimostra che è il momento per i politici di fare in modo che i loro funzionari diano informazioni corrette”, ha detto Katherine Devlin, presidente dell’organizzazione ECITA.
“Il lato positivo che stiamo osservando all’interno dei governi è una radicale rivalutazione delle e-cig. Come dimostrato dalle evidenze scientifiche, esse sono di gran lunga più sicure delle sigarette convenzionali e hanno permesso di abbassare i livelli di tabagismo a tutte le età. I politici stanno riconoscendo che le politiche di sanità pubblica devono essere basate su prove e non su ideologie o pregiudizi”, ha aggiunto la Devlin.
I funzionari di Bruxelles sono inoltre sotto accusa per aver grossolanamente esagerato con la stima della quantità di nicotina inalata attraverso le sigarette elettroniche. Nel report si legge che, utilizzando un liquido dalla concentrazione di nicotina massima consentita dalla normativa europea, ossia 20mg/ml, o 2%, la nicotina inalata è un terzo di quella che si assumerebbe dal fumo della sigaretta di tabacco.
“I dati del Bibra report sono corretti. L’UE continua a sbagliarsi, creando forme di allarmismo ampiamente manipolate dai media di tutto il mondo” commenta il prof. Polosa, reduce dal Forum mondiale sulla Nicotina tenutosi a Varsavia, dove ha parlato proprio delle bufale mediatiche sulla sigaretta elettronica. “Il pericolo nicotina è decisamente sovrastimato. La nicotina non è cancerogena, non provoca danni ai polmoni e ai dosaggi assunti dai fumatori non è un veleno. Gli sforzi della ricerca scientifica e delle normative europee dovrebbero invece concentrarsi sugli aromi presenti nei liquidi, per stabilire standard di qualità e sicurezza, come si fa già con gli aromi alimentari”.

Riccardo Polosa: lo scienziato che ha prodotto più pubblicazioni al mondo nel campo della sigaretta elettronica

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L’Università di Catania è tra le istituzioni scientifiche più produttive al mondo nella ricerca applicata alle sigarette elettroniche, seconda solo alla blasonata “Food and Drug Administration” (FDA) statunitense. Il prof. Riccardo Polosa, ordinario di Medicina interna dell’Ateneo catanese, risulta inoltre essere l’autore più produttivo e autorevole nel panorama scientifico internazionale grazie alle sue ricerche nel settore e-cig.
A dirlo è una recente analisi bibliometrica pubblicata sula rivista “Bmc Public Health” – dal titolo “Worldwide research productivity in the field of electronic cigarette: a bibliometric analysis” – che mette a fuoco tutte le pubblicazioni prodotte dal 2007 al 2014 sulla sigaretta elettronica. I ricercatori hanno analizzato 356 documenti pubblicati in 27 paesi nel mondo dimostrando che, con il 3,9% delle pubblicazioni, l’Ateneo catanese sale sul podio al secondo posto, seguendo la FDA che si aggiudica il primato con il 4,2% delle pubblicazioni totali. Al terzo posto invece l’Università della California, San Francisco, con il 3,7% di documenti prodotti.
Si tratta del primo studio che utilizza indicatori bibliometrici per descrivere l’attività del mondo scientifico nella ricerca sulle sigarette elettroniche. Sulla base delle conoscenze degli autori è stata valutata la quantità e la qualità della ricerca, che ha mostrato peraltro un aumento promettente in molti paesi.
Gli Usa si aggiudicano il primato nella pubblicazione di studi scientifici su e-cig con il 33,7% del totale, seguiti da Regno Unito e Italia con l’11,5% e l’8,1% di studi scientifici pubblicati rispettivamente. Il numero totale di citazioni scientifiche al momento dell’analisi dei dati è di 2.277.
Ma se l’Università di Catania occupa orgogliosamente il secondo posto del podio, il primato assoluto nella ricerca sulla sigaretta elettronica rimane comunque all’Ateneo nella figura del prof. Riccardo Polosa. Con quindici pubblicazioni a firma del suo gruppo di ricerca sulle e-cig, Polosa risulta essere l’autore più produttivo al mondo nella ricerca di strumenti alternativi per smettere di fumare. Noto per la sua intensa attività di studio in diverse aree della medicina, Polosa è anche a capo di un team di ricercatori da anni impegnato nella lotta al fumo di sigaretta.
Nella classifica degli autori più importanti, al secondo posto, si legge anche il nome del dott. Pasquale Caponnetto, coordinatore del Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Università di Catania e membro del team di Polosa.
Tra i dieci articoli più citati in ambito internazionale, quello riguardante lo studio pilota sulla riduzione/cessazione del consumo di tabacco grazie all’utilizzo di e-cig, pubblicato dal team di Polosa nel 2011 dalla rivista Bmc Public Health: “Effect of an electronic nicotine delivery device (e-Cigarette) on smoking reduction and cessation: A prospective 6-month pilot study”.

Riccardo Polosa: lo scienziato che ha prodotto più pubblicazioni al mondo nel campo della sigaretta elettronica

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L’Università di Catania è tra le istituzioni scientifiche più produttive al mondo nella ricerca applicata alle sigarette elettroniche, seconda solo alla blasonata “Food and Drug Administration” (FDA) statunitense. Il prof. Riccardo Polosa, ordinario di Medicina interna dell’Ateneo catanese, risulta inoltre essere l’autore più produttivo e autorevole nel panorama scientifico internazionale grazie alle sue ricerche nel settore e-cig.
A dirlo è una recente analisi bibliometrica pubblicata sula rivista “Bmc Public Health” – dal titolo “Worldwide research productivity in the field of electronic cigarette: a bibliometric analysis” – che mette a fuoco tutte le pubblicazioni prodotte dal 2007 al 2014 sulla sigaretta elettronica. I ricercatori hanno analizzato 356 documenti pubblicati in 27 paesi nel mondo dimostrando che, con il 3,9% delle pubblicazioni, l’Ateneo catanese sale sul podio al secondo posto, seguendo la FDA che si aggiudica il primato con il 4,2% delle pubblicazioni totali. Al terzo posto invece l’Università della California, San Francisco, con il 3,7% di documenti prodotti.
Si tratta del primo studio che utilizza indicatori bibliometrici per descrivere l’attività del mondo scientifico nella ricerca sulle sigarette elettroniche. Sulla base delle conoscenze degli autori è stata valutata la quantità e la qualità della ricerca, che ha mostrato peraltro un aumento promettente in molti paesi.
Gli Usa si aggiudicano il primato nella pubblicazione di studi scientifici su e-cig con il 33,7% del totale, seguiti da Regno Unito e Italia con l’11,5% e l’8,1% di studi scientifici pubblicati rispettivamente. Il numero totale di citazioni scientifiche al momento dell’analisi dei dati è di 2.277.
Ma se l’Università di Catania occupa orgogliosamente il secondo posto del podio, il primato assoluto nella ricerca sulla sigaretta elettronica rimane comunque all’Ateneo nella figura del prof. Riccardo Polosa. Con quindici pubblicazioni a firma del suo gruppo di ricerca sulle e-cig, Polosa risulta essere l’autore più produttivo al mondo nella ricerca di strumenti alternativi per smettere di fumare. Noto per la sua intensa attività di studio in diverse aree della medicina, Polosa è anche a capo di un team di ricercatori da anni impegnato nella lotta al fumo di sigaretta.
Nella classifica degli autori più importanti, al secondo posto, si legge anche il nome del dott. Pasquale Caponnetto, coordinatore del Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Università di Catania e membro del team di Polosa.
Tra i dieci articoli più citati in ambito internazionale, quello riguardante lo studio pilota sulla riduzione/cessazione del consumo di tabacco grazie all’utilizzo di e-cig, pubblicato dal team di Polosa nel 2011 dalla rivista Bmc Public Health: “Effect of an electronic nicotine delivery device (e-Cigarette) on smoking reduction and cessation: A prospective 6-month pilot study”.
Riccardo Polosa: the world most prolific scientist in the field of electronic cigarette
The University of Catania is one of the most productive scientific institutions in the world in applied research to electronic cigarettes, second only to the “Food and Drug Administration” (FDA). Riccardo Polosa, Professor of Internal Medicine at the University of Catania, is instead the most productive and influential author in the international scientific scene thanks to his research in the field of e-cig.
These data are shown by a recent bibliometric analysis, published on the prestigious scientific journal “BMC Public Health” with the title”Worldwide research productivity in the field of electronic cigarette: a Bibliometric analysis”. The study focuses on all publications produced from 2007 to 2014 on electronic cigarettes. The researchers analyzed 356 papers published in 27 countries around the world, demonstrating that, with 3.9% of the publications, the University of Catania is on the podium in second place, after the FDA who won the first place with 4.2% of total publications. In third place, instead, the University of California, San Francisco, with 3.7% of the documents produced.
This is the first study that uses bibliometric indicators to describe the activities of the scientific research on electronic cigarettes. Based on the knowledge of the authors, the quantity and quality of research were assessed, showing a promising increase in many countries.
The U.S. won the record in the publication of scientific studies on e-cig with 33.7% of the total, followed by UK and Italy with 11,5%, and 8,1%1% of published scientific studies, respectively. The total number of scientific citations at the time of data analysis is 2,277.
But if the University of Catania proudly occupies the second place of the podium, the absolute primacy of research about the electronic cigarette remains in the figure of prof. Riccardo Polosa, professor at the same University. With fifteen publications signed by its research group on e-cig, Polosa appears to be the most productive in the world for his research on the alternative methods to quit smoking. Known for his intense study in several areas of medicine, Polosa is also the head of a team of researchers for years engaged in the fight against tobacco smoking.
In the ranking of the most important authors, in second place, we read the name of Dr. Pasquale Caponnetto, coordinator of the Center for the Prevention and Treatment of Nicotine Addiction at the University of Catania, and Polosa’s team member.
Among the ten most cited articles in the international arena, the paper about the pilot study on smoking cessation/reduction through the use of e-cig, published in 2011 by Polosa’s team in the journal BMC Public Health: “Effect of an electronic nicotine delivery device (e-Cigarette) on smoking reduction and cessation: A prospective 6-month pilot study.”

Liquidi per e-cig: errore grossolano degli esperti dell’UE sulla classificazione del rischio

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Errori matematici di base da parte dei funzionari dell’Unione Europea hanno portato a classificare il liquido delle sigarette elettroniche alla stregua di una sostanza altamente pericolosa come la stricnina e la formaldeide, quando invece il liquido risulta essere meno rischioso dei comuni detersivi.
A dirlo è un’analisi condotta dai tossicologi di Bibra Toxicology advice & consulting e commissionata da ECITA, l’associazione britannica che riunisce le industrie del settore e-cig.
Rivisto e approvato anche dal più famoso scienziato al mondo nel campo della nicotina, il prof. Riccardo Polosa, nonché dall’eminente tossicologo, prof. Bernd Meyer, e dal noto dott. Jacques Le Houezec, esperto di salute pubblica, il report tossicologico mostra come i funzionari europei abbiano erroneamente classificato i liquidi per sigarette elettroniche al pari di sostanze altamente velenose come la stricnina o altamente cancerogene come la formaldeide.
Applicando il Regolamento europeo CLP per la classificazione, imballaggio ed etichettatura di sostanze e miscele, l’UE ha fatto rientrare alcuni liquidi nella categoria 2 e altri nella categoria 3, imponendo l’uso di messaggi e pittogrammi di pericolo e di morte, quando invece la confezione dei liquidi per e-cig non richiederebbe nessun tipo di avviso formale di pericolo. Secondo i tossicologi, infatti, i liquidi con le più alte concentrazioni di nicotina dovrebbero essere classificati come categoria 4 – la stessa in cui rientrano i detersivi domestici –, e dunque le loro confezioni dovrebbero riportare solo un segnale di attenzione. Inoltre, la stragrande maggioranza dei liquidi in commercio, che hanno concentrazioni di nicotina al di sotto dei 25mg/ml o del 2,5%, non rientrano nemmeno nella categoria 4, per cui non richiedono alcun tipo di avvertimento.
Gli scienziati calcolano che più di 500 mg di nicotina sarebbero necessari per uccidere una persona. Sarebbe come bere più di due bottiglie di liquido da 10 ml contenenti una forte concentrazione del 2,5%. Poiché la nicotina è un potente emetico sarebbe molto difficile consumare una bottiglia senza vomitare.
ECITA ritiene che i rischi derivanti dall’ingestione accidentale di nicotina possono essere gestiti grazie all’utilizzo di tappi “a prova di bambino” e alla condivisione di forme di buon senso. L’associazione britannica invita inoltre tutti i suoi membri ad usare una chiara etichettatura sui prodotti che non lasci spazio a fraintendimenti.
“Si stima che oltre 29 milioni di cittadini europei svapano. Questo dimostra che è il momento per i politici di fare in modo che i loro funzionari diano informazioni corrette”, ha detto Katherine Devlin, presidente dell’organizzazione ECITA.
“Il lato positivo che stiamo osservando all’interno dei governi è una radicale rivalutazione delle e-cig. Come dimostrato dalle evidenze scientifiche, esse sono di gran lunga più sicure delle sigarette convenzionali e hanno permesso di abbassare i livelli di tabagismo a tutte le età. I politici stanno riconoscendo che le politiche di sanità pubblica devono essere basate su prove e non su ideologie o pregiudizi”, ha aggiunto la Devlin.
I funzionari di Bruxelles sono inoltre sotto accusa per aver grossolanamente esagerato con la stima della quantità di nicotina inalata attraverso le sigarette elettroniche. Nel report si legge che, utilizzando un liquido dalla concentrazione di nicotina massima consentita dalla normativa europea, ossia 20mg/ml, o 2%, la nicotina inalata è un terzo di quella che si assumerebbe dal fumo della sigaretta di tabacco.
“I dati del Bibra report sono corretti. L’UE continua a sbagliarsi, creando forme di allarmismo ampiamente manipolate dai media di tutto il mondo” commenta il prof. Polosa, reduce dal Forum mondiale sulla Nicotina tenutosi a Varsavia, dove ha parlato proprio delle bufale mediatiche sulla sigaretta elettronica. “Il pericolo nicotina è decisamente sovrastimato. La nicotina non è cancerogena, non provoca danni ai polmoni e ai dosaggi assunti dai fumatori non è un veleno. Gli sforzi della ricerca scientifica e delle normative europee dovrebbero invece concentrarsi sugli aromi presenti nei liquidi, per stabilire standard di qualità e sicurezza, come si fa già con gli aromi alimentari”.
Per leggere il commento originale di ECITA, cliccare qui: www.ecita.org.uk/blog/