venerdì, Aprile 26, 2024
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Regno Unito e svapo: l’eccezionalità britannica


Se un approccio innovativo nell’ambito della sanità pubblica riuscisse a debellare alcune patologie e rendere benefici alla società, non ci si aspetterebbe che il governo di quel paese la adottasse su larga scala e che fosse recepita anche in altre nazioni?

La risposta probabilmente è si.

Invece, il braccio di ferro che si consuma tra Regno Unito e resto del mondo racconta un altra storia, con Londra che da anni rappresenta l’esempio di come l’attuazione di efficaci politiche di Riduzione del Danno da Fumo possano rappresentare un punto di svolta, e il resto del mondo che continua nel suo approccio cauto.

Lo scontro non si limita solo sul piano dei regolamenti e delle leggi nazionali, ma riguarda una visione opposta di concepire le politiche di Tobacco Harm Reduction e le sue applicazioni all’interno dei vari sistemi sanitari nazionali.


Sinergia tra governo e aziende


A differenza della maggior parte dei membri dell’Unione Europea e a livello globale- in cui seppur con differenti gradazioni- vi è una costante contrapposizione tra enti pubblici e aziende produttrici di tabacco, negli anni il governo britannico ha coinvolto l’industria in una serie di accordi volontari che regolavano la pubblicità, le etichette e il livello di catrame e nicotina delle sigarette, al fine di tutelare e sensibilizzare i consumatori.

Questi accordi nel tempo hanno man mano sostenuto e portato avanti una tradizione tutta britannica di ricerca di soluzioni attraverso il consenso con l’industria ed hanno permesso una sintesi ottimale tra il dovere del governo di promuovere la salute pubblica con il bisogno di assicurare le proprie entrate fiscali derivanti dal monopolio sul tabacco.


Un attitudine, quella nei confronti dell’Harm Reduction, esemplificata dalla dichiarazione rilasciata da Martin Dockrell- Capo del Tobacco Issues presso il Public Health England, un’agenzia del Dipartimento della salute del Regno Unito- nel Settembre 2019: “Se sei un fumatore e non hai smesso di fumare, prova a svapare.


UK e svapo

Nel Regno Unito, a differenza di tante altre nazioni, non vi sono particolari restrizioni per lo svapo da un punto di vista commerciale come, ad esempio, la vendita delle sigarette elettroniche e degli aromi. Così come sotto un’ottica di accettazione sociale, con la maggior parte dei luoghi pubblici del Regno Unito che permettono lo svapo.

Sebbene non ci siano leggi scritte, tuttavia, ci sono ancora luoghi in cui non è consentito usare sigarette elettroniche. La scelta se consentire o meno lo svapo è quella del proprietario dell’immobile. Per questo motivo, alcuni ristoranti, bar, ecc, hanno scelto di includere le sigarette elettroniche nelle loro politiche anti-fumo anche se, nel caso di trasgressione da parte dell’individuo, non vi è alcuna sanzione pecunaria ma, semplicemente, un avvertimento o in casi estremi l’allontanamento.

È anche importante notare che lo svapo generalmente non sia possibile su aerei, autobus o treni nel Regno Unito così come nelle metro delle grandi città come Londra.

Secondo stime recenti, per la prima volta insieme al declino della sigaretta convenzionale anche l’uso corrente di sigarette elettroniche è diminuito di anno in anno, dal 7,1% al 6,3% della popolazione adulta in Gran Bretagna, pari a 3,2 milioni di persone.

Oltre la metà (58,9%) degli attuali svapatori sono ex fumatori e la percentuale è cresciuta di anno in anno, mentre la percentuale di vapers che fumano anche (noti come utenti doppi) è scesa al 38,3% nel 2020. Oltretutto, anche la percentuale di fumatori adulti che non avevano mai provato le sigarette elettroniche è diminuita rapidamente dal 2010 al 2014 e ha continuato a diminuire, ma gradualmente, dal 2015 in poi.

Tutti numeri che indicano come le politiche di Harm Reduction nel paese siano effettivamente funzionali ad una più ampia politica anti-fumo tesa a far divenire il paese smoke-free entro il 2030.

UK e resto del mondo

Con il Regno Unito ufficialmente fuori dall’UE da gennaio 2021, molti sostenitori dello svapo suggeriscono come il Regno Unito abbia ora una opportunità storica per evolvere il proprio approccio alla riduzione del danno da fumo. Infatti, non più sotto la direttiva comune dell’Unione Europea sulla regolamentazione del tabacco, il paese può potenzialmente migliorare la sua posizione già all’avanguardia e trasformarsi nel leader mondiale nella riduzione del danno da tabacco (THR).

“L‘uscita dall’Unione europea apre nuove opportunità per riformare tutte le politiche anti-fumo e porre una maggiore attenzione alla riduzione del danno da tabacco nel Regno Unito, senza vincoli legali nei confronti dell’UE, su cui in precedenza si è basata la legge britannica” così Gerry Stimson, uno dei principali esponenti del Tobacco Harm Reduction nel Regno Unito, ha scritto sull’International Journal of Drug Policy.

Cosi, mentre alcuni tra i sostenitori della Riduzione del danno da fumo nel paese si spingono oltre lanciando proposte radicali quali revocare il divieto di tabacco da fiuto e altri prodotti alternativi e regolamentarli così come consentire la pubblicità nei prodotti a basso rischio sempre all’interno di una comunicazione efficace di prevenzione, i segnali provenienti da Westminster sono incoraggianti.

All’inizio di aprile, un gruppo parlamentare che comprende una rappresentanza di tutti i partiti presenti in Parlamento, ha invitato il governo britannico a sfidare l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) a causa della sua opposizione allo svapo come alternativa al fumo in vista di una prossima conferenza globale sul controllo del tabacco. La proposta dei parlamentari inglesi era quella di tagliare i fondi all’OMS fino a quando non cambierà il proprio approccio nei confronti delle politiche di Harm Reduction. Una sfida che sembra essere stata accettata dal governo britannico.

Antonino D'Orto, giornalista, laurea in Comunicazione e Relazioni internazionali è impegnato da anni nella comunicazione istituzionale ed Ufficio Stampa. Per LIAF Magazine si occupa di Esteri, Riduzione del Danno da Fumo, geopolitica sanitaria.

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