martedì, Giugno 24, 2025
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Fumo e artrite reumatoide. Quali novità?

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Chi ha smesso di fumare da anni è esposto a un rischio inferiore di sviluppare artrite reumatoide rispetto a chi ha abbandonato le sigarette solo da poco tempo. 

È quanto emerge da uno studio USA pubblicato da Arthritis: Care and Research.

Da tempo il fumo è associato a un rischio aumentato di artrite reumatoide e smettere di fumare può ridurre tale rischio. Tuttavia, questo nuovo studio offre nuove evidenze in merito all’efficacia legata al tempo. 

Il fumo è il fattore scatenante in più della metà dei casi in cui la patologia si presenta in persone che hanno una qualche suscettibilità genetica. 

Secondo i ricercatori, è innegabile che esistano altri fattori ambientali che danno il via allo sviluppo della patologia, per esempio l’inquinamento atmosferico o fattori ormonali. Ma questi risultati – sostengono – sono più che sufficienti per invitare le persone con familiarità per artrite reumatoide a spegnere immediatamente la sigaretta. 

Oggi con questo ultimo studio si apprende che gli adulti che hanno smesso di fumare da decenni presentano un rischio inferiore di artrite reumatoide rispetto a quelli che hanno abbandonato le sigarette in periodi più recenti. 

<< Studi di popolazione come questo sono importanti nella formulazione di ipotesi relative agli eventi che si verificano nella fase preclinica dell’artrite reumatoide >> dice il Dr Salvatore Bellinvia, specialista reumatologo che da anni collabora con il team diretto dal Prof. Riccardo Polosa. 

<< In particolare – prosegue – le evidenze che associano il fumo di sigaretta con il rischio generale, nonche’ con la transizione tra la fase pre-clinica e clinica di questa patologia, suggeriscono come l’apparato respiratorio possa rappresentare un potenziale sito iniziatore nella patogenesi dell’artrite reumatoide. Questi dati confermano che anche il tempo gioca un ruolo fondamentale >> 

Sparks e colleghi hanno esaminato 38 anni di dati relativi a oltre 230.000 donne partecipanti al Nurses Health Study, di cui 1.528 con artrite reumatoide.

Rispetto alle donne che non avevano mai fumato, le fumatrici presentavano il 47% in più delle probabilità di sviluppare artrite reumatoide.

Le fumatrici presentavano anche il 67% in più delle probabilità di sviluppare la forma sieropositiva, che tende ad avere un decorso più grave con maggiori deformità articolari, disabilità e infiammazione.

Rispetto alle donne che avevano smesso di fumare nei precedenti cinque anni, quelle che avevano abbandonato le sigarette da almeno 30 anni avevano il 37% in meno delle probabilità di sviluppare artrite reumatoide sieropositiva. 

“Non si conosce invece – spiega Riccardo Polosa – il risultato su chi ha utilizzato strumenti come sigarette elettroniche per smettere di fumare. Servirebbero – aggiunge – studi longitudinali con gruppo di controllo costituito da vapers non ex-smokers per verificare l’effetto dell’esposizione alle sigarette elettroniche e la loro influenza sul profilo di espressione genetica ed epigenetica tra cui ad esempio anche il rischio di sviluppare artrite reumatoide”

In Nuova Zelanda addio alle Marlboro

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Philip Morris annuncia che la Nuova Zelanda sarà la prima “Smoke-free country” ad abbandonare la vendita di sigarette convenzionali. Quello che sembrava una prospettiva ancora lontana, sta pian piano diventando reale. 

Come già sapete, Philip Morris Internation ha investito quasi 7 miliardi di dollari per trasformare radicalmente la propria produzione. L’obiettivo è passare da una azienda che vende solo sigarette convenzionali ad una che vende solo sigarette elettroniche. 

Così, in una recente intervista, James Williams (general manager di PMI Nuova Zelanda) ha detto che proprio loro saranno i primi a trasformare il loro mercato in “cigarettes-free”.

Le politiche di protezione rispetto al fumo sono molto rigide in Nuova Zelanda. Il Governo ha aumentato di recente la tassa sui prodotti da tabacco, è vietata la pubblicità e non è permesso ai negozianti nemmeno mostrare i prodotti da tabacco.

Ci sono circa 605.000 fumatori attivi in Nuova Zelanda ma il dato che ha portato i vertici di PMI a prendere questa decisione è che il numero di fumatori tende a scendere velocemente, da circa il 20% nel 2007 si è passati al 16% del 2018. 

A Catania un seminario sull’organizzazione dei servizi sanitari

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Lunedì 11 marzo alle 11, nell’aula magna del Palazzo Centrale dell’Università, si svolge il seminario dal titolo “L’organizzazione dei servizi sanitari regionali alla prova del regionalismo differenziato“.

Ospite speciale è il prof. Renato Balduzzi, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, già ministro della Salute e componente del Consiglio Superiore della Magistratura.

L’incontro è anche occasione per presentare la rivista “Corti Supreme e Salute”, diretta dallo stesso Balduzzi.

prof. Agatino Cariola

A moderare il seminario, uno dei massimi esperti di legislazione antifumo italiani e membro della Lega Italiana Anti Fumo, il prof. Agatino Cariola.

Nel pomeriggio, a partire dalle 18, Renato Balduzzi e Agatino Cariola saranno ospiti della Scuola Superiore di Catania per conversare con gli allievi sul tema “Il diritto alla salute nei quarant’anni di Servizio sanitario nazionale“.

JUUL e lo studio sui biomarcatori. Il commento del CoEHAR

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Massimo Caruso

Il team CoEHAR commenta i dati dello studio annunciato da JUUL Changes in Biomarkers of Exposure Associated with Switching for 5 Days from Combusted Cigarettes to Nicotine Salt Pod System.

“Lo studio è ben impostato e affronta anche la possibile differenza indotta da aromi differenti nei liquidi utilizzati dagli switchers. È fantastico vedere come l’abbassamento dei biomarcatori di danno fumo-correlati misurati su urine negli switchers sia rapida e del tutto analoga ai quitters in soli 5 giorni. Uno dei limiti, evidenziato dagli stessi autori, è quello di non aver studiato l’eventuale passaggio incompleto dalle sigarette convenzionali alle elettroniche (i cosiddetti dual-user), e questo potrebbe aver inquinato parzialmente il dato (a svantaggio dei benefici del passaggio da sigaretta classica ad e-cig)” – cosi il prof. Massimo Caruso dell’Università degli Studi di Catania e ricercatore della Lega Italiana Anti Fumo. 

“Questo tipo di studi, in real-life, ha un valore che non può essere sicuramente eguagliato da studi eseguiti su cavie. E’ un interessante passo in avanti che deve essere seguito da tanti altri verso una sempre più alta qualità della ricerca fondata su standard scientifici internazionali” – – ha specificato il prof. Riccardo Polosa direttore del CoEHAR, Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania.

IL COMUNICATO STAMPA

RIDUZIONI EQUIVALENTI DEI BIOMARCATORI CORRELATI AL FUMO DI TABACCO TRA I FUMATORI CHE SONO PASSATI A JUUL E QUELLI ASTENUTISI DALLE SIGARETTE 

JUUL Labs ha annunciato i risultati di uno studio clinico che ha rilevato riduzioni equivalenti in selezionati biomarcatori di esposizione a breve termine (BOE- biomarkers of exposure) tra fumatori adulti che sono passati esclusivamente a prodotti JUUL e quelli che si sono astenuti dal fumo, per un periodo di cinque giorni. I risultati dello studio Changes in Biomarkers of Exposure Associated with Switching for 5 Days from Combusted Cigarettes to Nicotine Salt Pod System[1]” sono stati presentati al meeting annuale 2019 della US Society for Research on Nicotine & Tobacco (SRNT), tenutosi a San Francisco.

Lo studio – randomizzato, a gruppi paralleli e condotto in aperto su fumatori adulti in regime di ricovero – è stato promosso da JUUL Labs e condotto da Celerion, un primario laboratorio di ricerca clinica, con l’obiettivo di esaminare i cambiamenti, rispetto al valore basale, dei BOE primari presenti nelle urine e nel sangue di 90 fumatori adulti.

I biomarcatori a breve termine oggetto dell’analisi – NNN, NNAL, 3-HPMA, MHBMA, S-PMA, HMPMA, CEMA, 1-OHP e COHb – sono agenti cancerogeni di comune riscontro in seguito al consumo di sigarette combustibili e ampiamente considerati come fattori contribuenti allo sviluppo di tumori associati al consumo di tabacco.

I soggetti coinvolti nello studio sono stati randomizzati in sei bracci e – per una durata di cinque giorni – hanno utilizzato un vaporizzatore a cartucce con sali di nicotina (NSPS/JUULpod), si sono astenuti dal fumare, oppure hanno continuato a consumare sigarette della loro marca abituale. Gli utilizzatori di NSPS sono stati ulteriormente randomizzati in quattro sottogruppi separati (15 soggetti per gruppo) e hanno usato uno dei quattro prodotti JUUL aromatizzati (Virginia Tobacco, Mint, Mango o Creme) a una concentrazione di nicotina del 5%. Prima della rilevazione dei valori basali, tutti i soggetti si sono astenuti dal fumare per 12 ore, al fine di valutare l’impatto sui BOE conseguente rispettivamente all’uso di NSPS, all’astinenza o al consumo di normali sigarette.

Lo studio ha rilevato che tutti gli otto BOE urinari non nicotinici si sono ridotti di un valore aggregato dell’85,3% nel braccio degli astinenti, rispetto a una riduzione aggregata dell’85.0% nel braccio composto dai 4 gruppi di utilizzatori di NSPS (p>0,05). Ciò rappresenta una riduzione relativa del 99.6% dei BOE aggregati per il braccio degli utilizzatori di NSPS. Nel braccio dei fumatori di sigarette combustibili, gli stessi BOE sono aumentati di un valore aggregato del 14.4% rispetto al valore basale.

Danielino77 e il servizio di Striscia la Notizia

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Continua il nostro tour tra GLI INFLUENTI DELLO SVAPO ITALIANO.

Oggi Gabriella ha incontrato Danielino77, “l’influente vaper” che con i suoi 80 mila iscritti gestisce un canale you tube interamente dedicato al vaping.

A pochi giorni dalle polemiche suscitate dall’FDA sulla diffusione dell’uso di sigaretta elettronica anche tra i minorenni, Danielino dice la sua rispetto al caso italiano.

E continua con la sua personale analisi sulle tendenze del momento nel mondo del vaping. Cosa si svapa di più? A che punto siamo?

Stefano Caliciuri, la voce del vaping italiano

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Secondo appuntamento con la rubrica dedicata agli “influenti dello svapo“. Oggi, Valeria Nicolosi e Gabriella Finocchiaro incontrano Stefano Caliciuri, la voce più autorevole dell’informazione giornalistica italiana dedicata al mondo del vaping.

Giornalista, vaper e fondatore di SigMagazine, Caliciuri è considerato il guru dell’informazione di settore. Sempre attento alle novità, non lascia mai nulla al caso. Le sue battaglie giornalistiche sono state baluardo di numerosi traguardi raggiunti per una migliore regolamentazione delle sigarette elettroniche in Italia. Accanto a lui, Barbara Mennitti,colonna portante” del suo lavoro e della sua vita.

SigMagazine, la rivista di cui lei è direttore, è considerata la testata giornalistica più autorevole nel settore del vaping. Come è iniziato tutto? Come è nata l’idea del giornale?

Avevo da poco iniziato a utilizzare la sigaretta elettronica e volevo informarmi sui liquidi, sull’hardware e sulle aziende del settore. Non trovai nulla. Decisi quindi di unire la mia professione con la passione. Sigmagazine è nato così, per colmare un vuoto di informazione specialistica. Nel 2015 è stata registrata la testata online in Tribunale; nella primavera del 2017 è poi nato il giornale di carta, il bimestrale d’approfondimento rivolto agli operatori che ogni due mesi viene distribuito in tutti i negozi. Io sono il volto, l’immagine pubblica di Sigmagazine, ma non sarei onesto se non citassi la vera colonna portante della redazione: Barbara Mennitti, conosciuta diciassette anni fa al corso di preparazione all’esame di Stato per giornalisti, diventata poi mia moglie.

Lei oggi è uno svapatore ma ha mai fumato? E come è arrivato alle ecig? 

Ho fumato per quasi 25 anni una media di trenta sigarette al giorno. Fumare mi piaceva, non avevo mai preso in considerazione l’idea di smettere, cosa che invece aveva tentato di fare più volte mia moglie. La accompagnai in un negozio di sigarette elettroniche, lei accettò l’offerta della negoziante di acquistare un kit doppio di Ego, quelle con il phantom per intenderci. Passammo quasi due ore ad assaggiare i liquidi. La mia diffidenza iniziale rapidamente si trasformò in curiosità. Rimani estasiato: mi affascinava l’idea di avere in bocca un sapore sempre diverso pur continuando a soddisfare il mio bisogno di nicotina. Per qualche mese ridussi drasticamente le sigarette tradizionali sino al giorno in cui non sentii più la necessità di entrare dal tabaccaio. 

Il settore dello svapo ha vissuto grandi momenti altalenanti, dal boom iniziale, si è passati ad un netto declino per poi tornare pian piano a risalire. Secondo lei quale sarà il futuro dello vaping in Italia?

Inarrestabile certamente, più stabile quasi sicuramente; meno affollato probabilmente. Sino all’anno scorso le aziende erano vessate da una tassazione straordinaria e spropositata che ha creato disordine nel commercio, soprattutto dei liquidi. Da quest’anno credo che si sia trovata una giusta linea di compromesso: pagare meno, pagare tutto e tutti. In questo momento credo che l’offerta sia più alta della domanda; cioè il mercato mi sembra saturo di prodotti, ben più di quanti ne occorrerebbero. Sarà comunque il tempo e il mercato a decidere. In ogni caso la diffusione della sigaretta elettronica sarà forse lenta ma, come detto, certamente inarrestabile. Non solo in Italia ma in tutto il mondo. Le multinazionali del tabacco lo hanno ormai capito da tempo, tant’è che negli ultimi tempi stanno mettendo in campo politiche di comunicazione e marketing molto aggressive.

Usare le ecig per ridurre i danni da fumo. Lo hanno capito gli italiani o siamo ancora indietro rispetto agli altri Paesi? 

È sempre difficile far cambiare le abitudini. Spesso occorre un intervento esterno che ti costringa a farlo. Vedi ad esempio l’obbligo delle cinture di sicurezza in auto o del casco in moto. Oggi nessuno mette in discussione che questi due accessori riducano il danno a seguito di incidenti stradali. Eppure se non ci fosse stato un obbligo di legge, probabilmente saremmo ancora liberi di circolare in totale insicurezza. Dico questo perché anche per le sigarette elettroniche potrebbe esser condotta una analoga strategia da parte del legislatore, soprattutto sul fronte della comunicazione istituzionale. Non servono chissà quali campagne milionarie o leggi restrittive sul tabacco, basterebbe prendere esempio dal Regno Unito e utilizzare i medici di base così come i social, le conferenze stampa del Ministro così come le partecipazioni ad eventi pubblici per promuovere e instillare giorno dopo giorno messaggi di riduzione del danno.

E’ facile lavorare nel mondo della comunicazione della Salute in Italia?

Lavoro nell’ambito dell’informazione da venticinque anni. Sono giornalista professionista da diciassette. Tutto è facile se si possiedono gli strumenti e le competenze professionali adeguate. Le regole e la struttura per scrivere un articolo sulla caduta di un governo o su una partita di baseball o su una festa di laurea sono sempre le stesse. Purtroppo gli ultimi anni hanno visto il proliferare della cosiddetta “informazione del copia-incolla”. Le notizie non vengono più verificate, si rincorre la quantità e si sottovaluta la qualità degli articoli. Non si conoscono le differenze tra le notizie dirette, indirette, riportate, tra fonti e citazioni. Tutto a discapito dell’informazione e della verità. Un tema delicato come la salute delle persone dovrebbe essere verificato, sviscerato; una ricerca letta e riletta; uno studio analizzato e compreso. Purtroppo spesso vengono copiati i titoli dei comunicati stampa e rilanciati per avere un paio di clic o per creare sensazionalismo. Per rispondere alla sua domanda: potrebbe essere facile se non occorresse ogni giorno fare i conti con la disinformazione del web. Quando una banalità o una sciocchezza dilaga sul web non è mai facile contrastarla e smentirla. Diciamo però che la colpa è perlomeno da dividere con gli utenti dei social che spesso commentano e condividono articoli senza neppure averli letti. Una pessima abitudine purtroppo figlia del nostro tempo. Ma non bisogna mollare, l’informazione di qualità alla lunga premia sempre. E con Sigmagazine cerchiamo di dimostrarlo quotidianamente. 

“Iqos come le bionde” è la geniale conclusione di un nuovo studio fatto male

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Un recente studio – pubblicato su ERJ Open Research e diffuso anche dai media italiani – ha analizzato gli effetti delle sigarette convenzionali mettendoli a confronto con quelli dei nuovi riscaldatori di tabacco (le cosiddette Iqos). La geniale conclusione degli autori è che: “Le Iqos potrebbero essere dannose quando le bionde“.

Insomma, tutte le organizzazioni internazionali (compresa l’Organizzazione Mondiale della Sanità) che in questi anni hanno dimostrato quanto gli strumenti alternativi al fumo di sigaretta convenzionale possano ridurre i danni da fumo in maniera esponenziale avrebbero “toppato“.

I ricercatori avrebbero esposto per “72 ore” cellule umane delle vie aeree a diverse concentrazioni di fumo di sigaretta, di vapore della sigaretta elettronica e di aerosol emesso da Iqos. 72 ore continue di esposizione. “Quanto può essere vicino alle normali condizioni d’uso questo limite temporale?” – si chiede il prof. Riccardo Polosa. Come già affermato tantissime volte dal docente catanese: “Questo approccio, privo di standard qualitativi e quantitativi, è ormai tristemente diffuso e fa acqua da tutte le parti. Rischia peraltro di minare il buon lavoro svolto da centinaia di ricercatori impegnati in tutto il mondo”.

Massimo Caruso

Il prof. Massimo Caruso, ricercatore LIAF e docente di Immunopatologia presso l’Università degli Studi di Catania, ha così commentato lo studio:

“È disarmante notare la leggerezza della rivista ERJ, che pure dovrebbe essere tra le più affidabili e selettive in campo pneumologico, nel pubblicare dati ottenuti con esperimenti così incompleti e vaghi, in cui gli autori dimenticano persino di specificare i più basilari dettagli sulla produzione di vapore e fumo (es.: quante sigarette/heath sticks sono usate per preparare i terreni condizionati? Per quanto tempo è mantenuta attivata la resistenza della IQOS e della e-cig? L’aspirazione dei prodotti da fumo/vapore era continua o alternata?). L’utilizzo di Marlboro rosse comprate al tabacchino sotto casa (o sotto al laboratorio) già è segno di un gruppo che non ha nemmeno i rudimenti della ricerca sul fumo! Inoltre il setting dello studio è errato già dalla concezione! Dovrebbe essere ben noto infatti (se non agli autori dello studio, sicuramente ai revisori di ERJ) che le cellule epiteliali bronchiali vivono all’interfaccia aria-liquido, dunque affogarle nel terreno bubbled con fumo o vapore (sarebbe sicuramente lo stesso con aria di mare) non riproduce per nulla le condizioni fisiologiche, e dunque lo studio andava impostato in un modo totalmente diverso. Per questi grossolani errori i dati sono totalmente inattendibili e non riflettono nemmeno lontanamente l’utilizzo reale di questi prodotti e, dunque, le conclusioni degli autori dello studio sono degne del famigerato azzeccagarbugli“.

Un nuova iniziativa a sostegno dello svapo dalla Commissione Europea

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Novità importanti dalla Commissione Europea. La Commissione ha appena registrato l’iniziativa di partecipazione pubblica intitolata: “Facciamo richiesta di una regolamentazione dello svapo più intelligente!

Il progetto andrà online dal 20 Febbraio 2019 sul sito dei “Diritti del diritto di iniziativa dei cittadini europei

L’obiettivo è quello di creare una legislazione su misura che distingua chiaramente i prodotti da svapo dai prodotti da tabacco e farmaceutici.

Gli organizzatori chiedono alla Commissione di: “garantire una nuova legislazione per i prodotti di vaping basata sul rispetto obbligatorio di norme di qualità, sicurezza e standard di produzione, insieme a pratiche di marketing responsabili che garantiscano la protezione dei giovani”.

Se l’iniziativa riceverà un milione di dichiarazioni a sostegno entro un anno dalla pubblicazione, da almeno sette diversi Stati membri, la Commissione dovrà verificare entro tre mesi l’applicabilità della proposta.

La Commissione comunque può decidere se seguire o meno la richiesta e in entrambi i casi sarebbe necessario spiegarne il ragionamento.

Ricordiamo che a Marzo 2018, LIAF – Lega Italiana Anti Fumo insieme alla Commissione Europea ha organizzato a Bruxelles un incontro tematico proprio per sollecitare i parlamentari europei a valutare una proposta normativa più equa sull’uso di strumenti alternativi alla sigaretta convenzionale.

Per l’occasione il prof. Riccardo Polosa aveva dichiarato: “L’Unione Europea deve collaborare con la comunità scientifica per assicurare un approccio basato sulle evidenze scientifiche che promuova una strategia di riduzione del danno utile a raggiungere il bene dei cittadini europei. Si tratta di un’opportunità che l’Europa finora ha mancato e che è importante per combattere uno dei più seri problemi di salute pubblica”.

Sondaggio LIAF: Che ne pensi del divieto di fumo al volante? E del divieto di e-cig?

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Il codice della strada è in discussione in Commissione Trasporti. Dalla Camera potrebbe scaturire un nuovo testo, contenente diverse novità, tra le quali il divieto di fumare al volante.

Voi cosa ne pensate? Siete d’accordo? E secondo voi il divieto dovrebbe comprendere anche l’utilizzo di ecig in auto?

Sara 50 anni (non fumatrice) Si ottimo. Sono figlia di padre morto per tumore polmoni che nella sua vita ha sempre fumato. Il fumo alla guida distrae e potrebbe causare danni anche all’abitacolo e alle persone. La distrazione può essere causa di incidenti. Si al divieto, per e-cig e per sigarette. 

Giovanni 42 anni  – (fumatore) Sono un fumatore e ritengo di avere la libertà di fumare quando e dove voglio !!!! 

Martina 22 anni –  (svapatrice) Il fumo alla guida potrebbe essere fonte di distrazione. Ma dipende dal tipo di sigaretta, poiché le sigarette elettroniche sono più semplici nel senso che non vi è la necessità di ciccare, cosa invece necessaria nelle sigarette tradizionali. In ogni caso, rimanendo in tema, non sono d’accordo all’abolizione del fumo alla guida.       

Deborah 45 anni (non fumatrice)Si sono d’accordo??.  Perché? Perché fumando si toglie la mano dal volante, e si possono causare incidenti stradali. 

Francesco 30 anni – (non fumatrice) Può essere pericoloso per la circolazione stradale, oltre al fatto che costituisce un reale rischio per la salute di chi guida e dei passeggeri. Per me, fumare quando si è alla guida può essere pericoloso allo stesso modo, o addiruttura ancora di più, come quando si utilizza il telefono cellulare.         

Alfredo 60 anni – (fumatore)In effetti è pericoloso fumare in macchina , ma è anche un modo per rilassarsi , guidando. Lo stesso si potrebbe dire se accanto hai una bella ragazza … ti distrai !!! Ecco la sigaretta per me è come avere una bella bionda accanto … Per favore lasciateci questa libertà … No non sono d’accordo !!!!