lunedì, Aprile 29, 2024
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Smettere in gravidanza: ecig più efficaci e sicure come i cerotti alla nicotina 

Uno studio condotto dai ricercatori della Queen Mary University di Londra ha messo a confronto i tassi di cessazione e gli esiti al termini della gravidanza tra due gruppi di gestanti, divise tra chi utilizzava i cerotti alla nicotina e chi invece utilizzava le sigarette elettroniche.

La ricerca, la prima a valutare l’utilizzo dei prodotti a rischio ridotto tra le donne in gravidanza, ha dimostrato che le sigarette elettroniche possono essere più efficaci per smettere di fumare e sicure tanto quanto i cerotti alla nicotina.

Quando si scopre di essere rimaste incinta, una delle prime abitudini da abbandonare immediatamente è il fumo: non solo accendersi una sigaretta è dimostrato diminuisca i tassi di fertilità e dilati i tempi di concepimento, ma si aumenta il rischio di gravidanze extrauterine, di aborto spontaneo, parto prematuro e complicanze sia durante la gestazione che al momento del parto.

Come aiutare dunque le donne che devono smettere di fumare in gravidanza ma hanno delle difficoltà nel farlo?

Secondo gli approcci tradizionali, a queste donne viene generalmente consigliato di utilizzare i cerotti alla nicotina, che non solo comportano comunque l’assunzione della sostanza, ma i tassi a livello di cessazione totale non sono tra i più alti.

Inoltre, secondo statistiche recenti, la correlazione tra fumo e svantaggi socioeconomici sarebbe ancora più incidente tra le donne in gravidanza, aumentando il gap sociosanitario.

Ecco perché un aiuto potrebbe arrivare dai dispositivi a rischio ridotto, in primis le sigarette elettroniche, i cui effetti in questo specifico contesto ancora non erano stati studiati.

Un gruppo di ricercatori della Queen Mary University di Londra, coordinati dal ricercatore Peter Hajek, ha voluto misurare le possibilità che le sigarette elettroniche rappresentano per le donne fumatrici incinta che desiderano smettere.

Lo studio è stato condotto su 1140 partecipanti incinta, divise in due gruppi differenti: uno utilizzava le sigarette elettroniche, l’altro i cerotti alla nicotina.

Le partecipanti sono state selezionate in 23 ospedali inglesi e un servizio nazionale di cessazione scozzese. La media dell’età delle donne era 27 anni, 15.7 settimane di gravidanza e 10 sigarette fumate al giorno.

I tassi di abbandono al termine della gravidanza sono rimasti pressoché simili, ma i tassi migliori si sono rilevati tra coloro che hanno utilizzato le sigarette elettroniche (6.8% rispetto al 4.4% del gruppo dei cerotti).

I tassi bassi sono un effetto dei pochi campioni di saliva ricevuti dalle donne partecipanti: 108 dei campioni di saliva su 196 partecipanti che si dichiaravano astinenti alla fine della gravidanza. Tra queste, 13 hanno anche fornito una lettura dei livelli di monossido di carbonio. 

Confrontando poi i dati sulla astinenza autoriferita, nel gruppo delle sigarette elettroniche i tassi si attestano al 19.8% mentre in quello dei cerotti al 9.7%. Il 34% delle partecipanti nel gruppo delle ecig e il 6% di quelle nel gruppo dei cerotti utilizzavano ancora i prodotti a fine gravidanza.

Per quanto riguarda gli esiti avversi al termine della gravidanza, in merito alle condizioni del parto o del nascituro, gli effetti erano pressoché simili in entrambi i gruppi, tranne che per il dato sulle nascite di bambini sottopeso (meno di 2.5 kg): 9.8% nel gruppo ecig rispetto al 14.8% di quello dei cerotti.

Secondo Peter Hajek: “Per coloro che sono in attesa di un bambino smettere di fumare è sicuramente la scelta migliore senza continuare ad assumere la nicotina, ma quando questo diventa difficile le ecig possono aiutare a smettere e sono sicure tanto quanto i cerotti alla nicotina. Molti servizi di cessazione consigliano già le sigarette elettroniche ai fumatori per smettere. Un uso simile può essere adesso consigliato alle donne in gravidanza”.

Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.

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