mercoledì, Dicembre 11, 2024
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Sigarette elettroniche:Hong Kong tra divieti e occasioni mancate

Hong Kong, è un territorio autonomo nel Sud-est della Cina con una popolazione di circa 7 milioni di abitanti ed un passato da colonia britannica. Il suo ruolo geopolitico, insieme alla fragile ricerca di equilibrio tra la pesante influenza di Pechino e le tentazioni occidentali, ne fanno un esempio paradigmatico delle attuali politiche di Riduzione del Danno nel continente.

Mentre la contrapposizione tra sostenitori delle sigarette elettroniche e i suoi detrattori catalizza l’informazione negli Stati Uniti ed in Europa, dove si combatte una “battaglia” informativa sui vantaggi e gli svantaggi dei prodotti alternativi alle sigarette internazionali, in Asia la Riduzione del Danno da Tabacco rimane bloccata su posizioni oltranziste di opposizione “tout court” a tali prodotti.

Eppure il terreno di scontro, lì dove è fondamentale ampliare tutte quelle politiche tese a ridurre il numero di fumatori, rimane proprio il continente asiatico. Più della metà dei fumatori globali e il 60% delle morti causate dal fumo di sigaretta sono infatti concentrati in Asia.

 Il continente ospita una vasta gamma di politiche sulla nicotina, che vanno da approcci innovativi a cui il mondo dovrebbe prestare attenzione a severi divieti, talvolta anche immotivati.

E’ questo il caso di Hong Kong, territorio autonomo nel Sudest della Cina con una popolazione di circa 7 milioni di abitanti ed un passato da colonia britannica. Il suo ruolo geopolitico, insieme alla fragile ricerca di equilibrio tra la pesante influenza di Pechino e le tentazioni occidentali, ne fanno un esempio paradigmatico delle attuali politiche di Riduzione del Danno nel continente.

Nel 2019, il governo di Hong Kong annunciava l’intenzione di applicare un divieto generale su tutte le sigarette elettroniche ed i prodotti smokeless all’interno del Paese, secondo il quale chiunque importasse e vendesse Ecig, rischiava sei mesi di carcere o una multa di 50.000 HK$ (6.370 dollari).

La proposta da legge, da subito criticata dalle associazioni a protezione dei consumatori come draconiana e priva di benefici per i fumatori, da allora si è arenata a causa di tensioni interne e la pandemia da Covid-19. 

Nel frattempo, secondo una ricerca condotta da Youth Quitline, centro telefonico di aiuto per la cessazione del fumo all’interno dell’Università di Hong Kong, almeno l’86% dei fumatori nel Paese al di sotto dei 25 anni ha utilizzato almeno una volta sigarette elettroniche o dispositivi a tabacco riscaldato.

Come conseguenza principale, la discussione pubblica ad Hong Kong si è nuovamente spostata sui rischi delle ecig come porta d’accesso ai giovani verso il fumo, nonostante non vi siano evidenze scientifiche a confermarlo e numerose associazioni a difesa dei consumatori si oppongano alla criminalizzazione di tali dispositivi.

Secondo i detrattori, il ritardo nell’applicazione del divieto non ha fatto altro che agevolare l’accettazione delle sigarette elettroniche tra i giovanissimi. Secondo i sostenitori invece, ha dimostrato come i divieti immotivati siano inutili nella lotta contro il fumo e non dissuadono i consumatori a ricercare alternative meno dannose rispetto alla sigaretta convenzionale.

Nel mezzo di questa contrapposizione, lo scorso 2 Giugno il Consiglio Legislativo di Hong Kong ha abbandonato definitivamente il disegno di legge per vietare i prodotti da svapo nel paese, sancendo una vittoria per i sostenitori della Riduzione da danno da fumo.

Una decisione che si spera finalmente possa portare un cambio di rotta nella regione se il tasso di fumatori nel Paese, già estremamente basso con circa il 10% della popolazione totale, dovesse ulteriormente abbassarsi grazie alla disponibilità di prodotti da svapo e senza combustione.

Una vittoria che, inoltre, potrebbe avere una influenza positiva per tutti quei paesi asiatici che continuano a sostenere un immotivato divieto per tutti quei prodotti da Riduzione del Danno da Fumo.

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