mercoledì, Dicembre 11, 2024
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Royal College of Physicians: prove solide di riduzione del danno per le ecig

Il Royal College of Physicians ha valutato i risultati disponibili sull’uso delle ecig, dagli effetti sulla salute fino al problema dello svapo giovanile, pubblicando un report con oltre 50 raccomandazioni che ha concluso che le ecig rappresentano un valido aiuto per smettere di fumare, a fronte di un danno minore, ma che molto si deve ancora fare per ridurre l’appeal sui più giovani e sui non-fumatori e per minimizzarne l’impatto ambientale

Il Royal College of Physicians ha appena pubblicato una review sulle sigarette elettroniche, valutandone l’efficacia e le possibilità che esse rappresentano nel ridurre il danno e le disparità causate dall’uso del tabacco.

I risultati vengono sintetizzati in oltre 50 raccomandazioni, che indagano i trend sull’uso del tabacco combusto e dei prodotti  per lo svapo, i diversi effetti sulla salute delle persone che fumano, svapano o non fanno nessun uso di tabacco, i dilemmi di etica legati all’uso delle ecig, il danno ambientale e il ruolo dell’industria nella diffusione e regolamentazione delle sigarette elettroniche.

Il report del Royal College of Physicians conclude che :

  • Rispetto al report pubblicato nel 2016, le prove dell’efficacia delle sigarette elettroniche come ausilio per smettere di fumare sono diventate molto più solide.
  • L’uso delle sigarette elettroniche da parte dei giovani e dei non fumatori è aumentato considerevolmente negli ultimi anni.
  • Sono necessarie misure correttive immediate per frenare il vaping giovanile senza compromettere l’uso da parte dei fumatori adulti come ausilio per smettere di fumare.
  • Il governo dovrebbe commissionare una serie di aggiornamenti periodici sulle prove sull’uso e sugli effetti dei prodotti nicotinici per guidare la politica.

In merito all’efficacia delle sigarette elettroniche come strumento di cessazione, i ricercatori sottolineano come le ecig dovrebbero essere consigliate come metodo efficace per tutti coloro che cercano di smettere di fumare, insistendo soprattutto su quei gruppi della popolazione che potrebbero trarne maggiori vantaggi, come i pazienti affetti da disturbi mentali o in condizioni economico-sociali svantaggiose.

Per quanti riguarda i possibili effetti collaterali per la salute derivanti dall’uso dei prodotti per il vaping, è stata effettuata una revisione dei biomarcatori di esposizione e dei danni derivanti dalle sigarette elettroniche, analizzando i risultati pubblicati tra il 2021 e il 2023 e confrontando i dati sulle persone che svapano, quelle che fumano, gli utilizzatori duali e coloro che invece non usano nessuno dei due strumenti. 

Nonostante per molti dei biomarcatori analizzati sono stati riscontrati livelli di sostanze nocive più basse negli svapatori rispetto ai fumatori, i ricercatori concludono che sia necessario creare una standard di ricerca più efficace, con metodologie di studio uniformate sul metodo di valutazione del danno e sulla rilevazione di specifici biomarcatori, per poter trarre conclusioni veritiere. Sono necessari studi con campioni più vasti sia su svapatori con una pregressa storia di fumo alle spalle, sia su svapatori che non hanno mai fumato.

Per quanto riguarda uno degli argomenti più caldi del momento, ovvero la possibilità che l’avvento delle sigarette elettroniche possa portare a un aumento del loro consumo tra persone che non hanno mai fumato e soprattutto tra i più giovani, il report del Royal College of Physicians insiste che si debba trovare un giusto bilanciamento tra l’impedire che queste categorie possano accedere al vaping, ma allo stesso tempo non demonizzare tali prodotti agli occhi di coloro che invece poi li utilizzano per smettere di fumare.

Inoltre, bisogna informare adeguatamente le persone sui danni del fumo e dello svapo, insistendo però sul concetto di danno relativo minore causato dalle sigarette elettroniche e impedendo che chi non riesce o non vuole smettere venga convinto a non passare a dispositivi meno dannosi.

Per quanto riguarda la dipendenza giovanile nello specifico, i ricercatori del Royal College of Physicians concludono che si dovrebbe incentivare l’introduzione di pacchetti privi di qualsiasi attrattiva, di diminuire il numero di aromi presenti sul mercato, e di introdurre avvertimenti e indicazioni sul brand all’interno dei punti vendita.

Eventuali strategie di tassazione e regolazione del prezzo, dovrebbero agire sulla possibilità di acquisto dei prodotti meno costosi e più attraenti per i giovani, lasciando però a un prezzo più accessibile quei prodotti maggiormente usati dai fumatori e da chi desidera smettere, come ad esempio i prodotti ricaricabili.

Si propone inoltre di aumentare il prezzo tramite l’introduzione di una tassa di consumo e un prezzo minimo unitario, vietando gli acquisti multipli ma assicurandosi che rimangano un’opzione meno costosa per gli adulti che li utilizzano per smettere di fumare e limitando i materiali promozionali in punto vendita e la visibilità del prodotto, e limitando la promozione sui social media.

Infine, per quanto riguarda il ruolo dell’industria del tabacco, il report si auspica che vengano introdotte regolamentazioni stringenti che impediscano a queste grosse realtà internazionali, che traggono profitto dalla vendita del tabacco, di non giocare un ruolo nello sviluppo delle politiche nazionali.

chiara nobis

Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.

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