lunedì, Aprile 29, 2024
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Bloomberg Philanthropies: opportunismo o attivismo?

Micheal Bloomberg non è un nome sconosciuto: ex sindaco di New York, ha alle spalle una fallimentare, ma costosa, campagna alle presidenziali statunitensi del Marzo 2020.

Ma ancora più conosciuto è il suo impegno filantropico, promosso attraverso la Bloomberg Philanthropies, che comprende le attività filantropiche della sua fondazione, delle sue società e personali, oltre che quelle della Bloomberg Associate, una società di consulenza che lavora a stretto contatto con i sindaci di diverse città nel mondo.

Parte dell’attività dell’impero Bloomberg è orientata a combattere l’uso del tabacco in qualsiasi forma, grazie all’organizzazione no profit Campaign for Tobacco-Free Kids, il cui scopo è contrastare la diffusione del fumo tra i più giovani, sia sul territorio americano, sia nei paesi a basso e medio reddito, soprattutto in quelli dove la piaga del tabagismo è più diffusa.

Attività che ha portato la Bloomberg Philanthropies ad intessere rapporti molto stretti con i governi di molti stati, creando una vera e propria rete di connessioni internazionali.

Ma come si articolo l’influenza dell’organizzazione?

Secondo il recente articolo di Michelle Minton, pubblicato su Competitive Enterprise Institute, l’ingerenza della Campaign for Tobacco-Free Kids nelle politiche dei paesi a basso e medio reddito andrebbe ben oltre le raccomandazioni e le misure in materia di tassazione, pubblicità e restrizioni sull’età minima di acquisto del tabacco.

In questi paesi, i fondi destinati al settore della salute pubblica non sono sufficienti e qualunque organizzazione con un’importante base monetaria a cui attingere ottiene subito notevole considerazione nei territori in cui opera.

Molto spesso i sovvenzionamenti in ambito sanitario che alcune organizzazioni riescono ad immettere nei paesi sono superiori ai budget degli stessi governi. Secondo l’articolo della Minton, il do ut des della Bloomberg Philanthropies riguarderebbe uno scambio di favori tra le attività dell’organizzazione e l’approvazione di misure e leggi più o meno restrittive nei confronti dei prodotti a base di tabacco.

Considerando che la Bloomberg Philanthropies ha speso quasi 700 milioni di dollari per incentivare l’adozione di misure importanti contro il fumo, comprese quelle che di fatto vietano o limitano la promozione e la vendita di tutti i prodotti connessi al vaping, si delinea uno scenario in cui l’attività della Bloomberg può essere paragonata alla corruzione.

I finanziamenti dunque non solo al settore sanitario, ma anche ad università e al settore dei media, per permettere la giusta veicolazione del messaggio in paesi come Nigeria, Brasile e Cina.

Ingerenza che elimina di fatto valide alternative al fumo tradizionale, ormai riconosciute dalla ricerca in tutto il mondo, e rappresentate principalmente dai dispositivi a rischio ridotto, come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato.

L’attività della Bloomberg impedisce o limita pesantemente la vendita di questi prodotti in Cina, Brasile, Uruguay, Perù, Uganda, Nigeria e Filippine e di fatto allontanandosi dall’obiettivo dichiarato di proteggere semplicemente i più giovani dai danni della sigaretta.

In recenti articoli, abbiamo esaminato quanto le campagne privative non solo impediscano l’accesso ad alternative meno dannose per coloro che non riescono a smettere di fumare, ma alimentino proprio il vizio che vogliono combattere: molti fumatori, scoraggiati dal non riuscire a smettere, preferiscono continuare con le sigarette.

La strategia di Campaign for Tobacco-Free Kids, e del più ampio sforzo contro il tabacco finanziato da Bloomberg” nota Michellesembrano orientati più a vincere battaglie politiche e all’approvazione di leggi, piuttosto che considerare se effettivamente si raggiunga una diminuzione dei tassi sul fumo o si verifichino miglioramenti per la salute”.

Un attivismo che si lega intrinsecamente a interessi politici e relazioni internazionali, e che agisce ciecamente, influenzando il corso della lotta al tabagismo, che dovrebbe vedere uniti tutti i diversi fronti, invece che rendere ancora maggiore il gap tra chi crede nel vaping e chi invece lo ostacola.

Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.

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